L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha comunicato che la bolletta dell’elettricità per la famiglia tipo in tutela aumenterà del 18,6% nell’ultimo trimestre 2023, ma non siamo di fronte al classico fulmine a ciel sereno in quanto tutti i principali indicatori davano un nuovo possibile picco del costo per il trimestre ottobre/dicembre.
Arera spiega nella nota che questo incremento “è dovuto all’andamento delle attuali quotazioni all’ingrosso (Pun) previste in aumento per il quarto trimestre 2023 anche a causa del costo del gas naturale che normalmente cresce nelle stagioni più fredde”. La tariffa, afferma l’Autorità, cala comunque del 57% rispetto ai 66,01 cent del quarto trimestre 2022.
Terminato il sistema di rafforzamento in vigore negli ultimi 2 anni, vengono aggiornati i bonus sociali base al fine di garantire un risparmio del 30% sulla bolletta elettrica (al lordo delle imposte) e del 15% su quella gas (al netto delle imposte). Per l’ultimo trimestre dell’anno, inoltre, viene introdotto un contributo straordinario crescente con il numero dei componenti familiari, che arriverà in automatico a chi già riceve il bonus elettrico, cioè le famiglie con livello Isee fino a 15.000 euro (30.000 euro per le famiglie numerose), per un valore totale di 300 milioni di euro.
“La cancellazione del bonus rafforzato – sottolinea Ovidio Marzaioli, responsabile del settore Energia e Idrico di Movimento Consumatori – preannunciato nel comunicato stampa dell’Arera viene ad essere riequilibrato molto parzialmente dal bonus straordinario e certamente non risolve il problema della povertà energetica né tanto meno porta soluzioni capaci di rendere il momento meno complicato. Ad oggi non c’è traccia del decreto MASE sulle Comunità energetiche (autoconsumo diffuso) né si è provveduto ad alcuna campagna informativa sulle tutele graduali che dovrebbero intervenire in sostituzione del mercato di tutela elettrico da completare per il 10 gennaio 2024”.
Questo clima di incertezza è stato rafforzato anche da voci di differimento della data di chiusura del mercato di tutela e ciò rende ancora più disequilibrato il rapporto tra il consumatore e il proprio fornitore.
“Il modello del bonus sociale – conclude Marzaioli – non è più uno strumento efficace a causa degli esorbitanti costi sulla collettività (80 miliardi in 3 anni per l’applicazione del bonus rafforzato). Contro la povertà energetica va pensato un nuovo modello di interventi più adatto alle nuove sfide della transizione energetica, a cominciare dalle CER, dall’autoconsumo diffuso e da tutti quei provvedimenti che favoriscono l’ammodernamento del Paese”.